New York i negozi barricati temono nuovi assalti. Manhattan fa paura!

Le vetrine di Manhattan distrutte dopo la protesta di ieri sera contro il razzismo verso il popolo di colore. La morte di George Floyd ha innescato la rabbia che da anni attanaglia le minoranze etniche in America.

Troppo spesso vittime di discriminazione e violenze solo per la loro etnia.  L’assassinio di George Floyd da parte di un poliziotto ha creato rabbia ed indignazione anche fuori dai confini Usa. Tramite i social tutti o quasi hanno aderito alla protesta pacifica con l’hashtag #blacklivesmatter #blackouttuesday. 

Ma quello che è successo ieri sera sulle via principale di Manhattan che attraverso Times Square ha innescato nuovi dibattiti e punti di vista sul modo di protestare e chiedere giustizia. Le vetrine divelte ed i negozi saccheggiati a New York non solo solo il frutto di rabbia ma anche di una situazione economica difficile dove il divario tra ricchi e poveri è sempre più profondo.

Il Covid-19 con la chiusura delle attività e la limitazione di circolazione ha alimentato ancora di più una situazione che verte verso la povertà.

Infatti i lavoratori di Manhattan non sono i ricchi operatori di borsa o gli imprenditori che investono sulle attività newyorkesi (alberghi, negozi, ristoranti ecc) ma moltissimi immigrati che sono riusciti a trovare una mansione all’interno delle attività commerciali. Un popolo silenzioso che tutti i giorni attraversa la città con i mezzi pubblici a passo svelto tra un isolato e l’altro per recarsi sul posto di lavoro puntuali. Sono loro che hanno dovuto arrangiarsi senza lavoro per 2 mesi e, magari, senza alcun sussidio. 

Oggi New York si sveglia ferita: ancora una volta l’uomo ha fallito!

Quei vetri divelti, i negozi saccheggiati, le scritte sui muri sono la rabbia di chi vuole essere ascoltato ma urla e nessuno lo sente allora risponde alla violenza con la violenza. Ma le immagini che vediamo oggi in America creano ancora più malessere e paura. I negozi barricati con pannelli anti sfondamento come prima di un uragano. Ma questa volta la tempesta non ha un nome … o forse sì: rabbia e paura. 

La Redazione:
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