In un’intervista raccontano: “All’inizio credevo fossero gli amplificatori ma è bastato un attimo per capire che mi sbagliavo. Appena ho capito, Jesse è venuto verso di me e ci siamo spostati a bordo palco. Poi Boot ha notato che uno degli uomini aveva finito i proiettili e stava ricaricando l’arma, per cui siamo corsi via dal palco, verso i camerini. Ma siamo dovuti scendere subito dopo, perché ci siamo accorti che c’era uno degli attentatori“.
A genitori delle vittime dicono: “Vorrei solo mettermi in ginocchio, e dire: sono a vostra disposizione. Forse è normale che non ci siano parole, forse non dovrebbero essercene. A tutti coloro che amano il rock, e anche a coloro che non lo amano, dico: unitevi a me. Sono fortunato, posso tornare a casa da mio figlio stasera. E non vedo l’ora di tornare a Parigi, vogliamo essere il primo gruppo che suonerà alla riapertura del Bataclan. I nostri amici sono venuti al Bataclan per ascoltare rock e sono morti. Io voglio tornare lì e vivere. Dobbiamo finire la tournée, perché è così che viviamo. Sta proprio qui il bello di quel che facciamo, è qualcosa che va oltre, che riguarda la condizione umana: vogliamo reclutare altra gente. Reclutarla, per prendere parte alla vita. Per essere cittadini di questa Terra“.