Can Yaman nelle vesti di Francesco Demir nel corso del secondo episodio di “Viola come il mare” ha raccontato la sua infanzia in parte “autobiografica”.
Forse uno dei momenti nei quali ho apprezzato di più la capacità empatica di raccontare un personaggio da parte di Can Yaman. Ho rivisto l’intensità che ci regalava nelle vesti di Ferit Aslan in Dolunay (Bitter Sweet – Ingredienti d’amore).
Quando Francesco racconta a Viola la sua scelta di non formare una famiglia e convolare a nozze con una persona sembrava raccontare una parte della sua infanzia. Un padre che è un avvocato di successo ed una madre giovane, molto bella e creativa ed un amore passionale naufragato mentre un figlio si trovava sballottato da una parte all’altra. Un po’ ci ha ricordato il passato raccontato da Can anche nel suo libro “Sembra strano anche a me“. Anche lui figlio di un avvocato ed una donna bella e giovane con un amore naufragato e lui che si trovava spesso lontano dai genitori affidato alle nonne. Anche se Can sembra non aver perso fiducia nell’amore anzi dice sempre di sognare una famiglia anche se ora è concentrato sulla carriera magari primo o poi l’amore busserà alla sua porta!
Devo dire che in quel racconto (che secondo me gli sceneggiatori hanno tratto dall’infanzia reale di Can) mi ha coinvolta e convinta. Li ho rivisto l’attore che ho conosciuto ed ho apprezzato mentre si cimentava nei panni non certo a lui affini del cinico e riflessivo Ferit in Dolunay. La stessa intensità e capacità empatica nel trasmettere un sentimento. Spero che le prossime puntate regalino altre scene così che diano maggiore impatto emotivo al pubblico. Perchè l’ironia e la sensualità di Demir sicuramente è apprezzabile come ogni “addominale scolpito” che cattura la schermo ma sarebbe bello andare oltre e vedere realmente un racconto più empatico che ci tenga incollati alla tv puntata dopo puntata che sappiamo che Can Yaman sa regalare!