Michele Buoninconti scrive assiduamente ai figli affidati a nonni materni ed una lettera si rivolge alla figlia intimandola a fare non come sua madre.
“Ho saputo che hai Facebook, spero che non sia vero, perché chi c’è a controllarti? Ma io a te ti voglio controllare primo per non commettere lo stesso errore con mamma e secondo perché sei troppo giovane ed ingenua, ti farai fregare senz’altro”.
Da queste parole di deduce che il marito di Elena Ceste ero ossessionato dal controllo e sembra confermare l’accusa che l’ha portato ad una sentenza di 30 anni di carcere in primo grado.