Sono passati già 7 anni dalla quella terribile notte del 6 aprile 2009 quando alle 3.32 L’Aquila fu scossa da un forte terremoto di magnitudo momento (Mw) pari a 6,3 (5,8 o 5,9 sulla scala della magnitudo locale). L’epicentro localizzato alle coordinate geografiche 42°20′51.36″N 13°22′48.4″E in località Colle Miruci, a Roio, nella zona compresa tra le frazioni di Roio Colle, Genzano e Collefracido interessando in misura variabile buona parte dell’Italia Centrale. Il terremoto fu udito anche a Roma e Napoli.
L’Aquila quella terribile notte fu quasi rasa al suolo e le vittime furono 309 con più di 1.600 feriti e furono oltre i 65.000 gli sfollati. Nelle 48 ore dopo la scossa principale, si sono registrate altre 256 scosse o repliche, delle quali più di 150 nel giorno di martedì 7 aprile, di cui 56 oltre la magnitudo 3,0 Ml. Tre eventi di magnitudo superiore a 5,0 sono avvenuti il 6, il 7 e il 9 aprile. Dall’esame dei segnali della stazione INGV aquilana sono state conteggiate oltre 10.000 scosse.
Il terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009 risulta il 5º terremoto più distruttivo in Italia in epoca contemporanea dopo il Terremoto di Messina del 1908, il Terremoto di Avezzano del 1915, il Terremoto dell’Irpinia del 1980 e il Terremoto del Friuli del 1976.
L’AQUILA OGGI – Ma oggi a distanza di 7 anni la situazione non è migliorata anche se moltissimi cantieri sono in corso e questa coraggiosa città che ha visto l’inferno nella notte del 6 aprile 2009 sta cercando di rialzarsi anche è stata lasciata sola dopo il clamore mediatico dei primi mesi. Gli edifici sono stati messi quasi tutti in sicurezza ma la loro ricostruzione e ristrutturazione va a rilento in quanto molte abitazioni di privati non hanno i fondi per completare i lavori. Andare oggi a L’Aquila se bene libera dalle macerie in strada è come rivivere il dramma degli aquilani che vedono ancora la loro città privata dello splendore di un tempo. Oggi L’Aquila è un cantiere a cielo aperto nelle strade deserte di sentono risuonare il rumore delle gru e degli operai al lavoro ma molti cantieri sono fermi. Gli aquilani ci credono ma sono stati dimenticati da tutti, media compresi, che nei primi giorni facevano a gara per accaparrarsi l’esclusiva delle immagini delle macerie e dei commenti sconvolti degli abitanti de L’Aquila che hanno vissuto sulla loro pelle quella terribile notte che si è trasformata nel loro inferno.
Ora lo scoop è passato c’è solo un ricordo lontano per chi non vive li ma per gli aquilani è impossibile dimenticare quando la città non è ancora risorta ma è un cantiere con moltissime macerie, soprattutto, all’interno di alcuni edifici. Le immagini che vi proponiamo sono dell’11 giugno 2016. Tra le tante (in alto) Piazza Duomo, un tempo centro sociale della città, oggi, è un deserto dove incontrare una persona è quasi un miraggio. Le moltissime attività commerciali continuano a restare chiuse a parte qualche eccezione come un piccolo albergo vicino alla famosa Fontana delle 99 cannelle ristrutturata grazie al FAI. La volontà c’è e anche i lavori in corso danno coraggio ma per una ripresa del turismo a L’Aquila secondo me ci vuole un piccolo aiuto dei media che sembrano preferire il gossip al documentare il nostro Paese. Tutta la mia solidarietà e comprensione agli aquilani anche se con quella non si aggiustano le case.