Registrato a Rovigo il primo caso del 2018 di Febbre West Nile: ma nel 1998 epidemia generò dei decessi tra i cavalli.
Normalmente ha un epilogo positivo nel paziente ed in pochi casi necessita del ricovero in ospedale. Ma anche nel caso di ricovero l’incidenza di mortalità è molto bassa. Ma nel 1998 l’epilogo non ebbe risvolti positivi.
In Italia la sorveglianza per malattie neuro invasive da West Nile è attiva nella stagione in cui si attende la massima probabilità di circolazione (15 giugno – 15 novembre).
Secondo i dati forniti Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” (laboratorio di referenza Oie per la febbre West Nile), il primo focolaio italiano risale al 1998, quando in Toscana si sono verificati 14 casi in equini (di cui 6 letali).
A distanza di dieci anni, nel 2008, la febbre West Nile è ricomparsa nella zona del delta del Po, coinvolgendo Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. Il ceppo responsabile dei casi verificatisi nel 2008 non ha causato letalità significativa tra i volatili e, a differenza del focolaio del 1998, sono stati segnalati casi sia tra i cavalli (32 casi e 5 morti) che nell’uomo (9 casi).
Nel 2009, si è sviluppata una terza epidemia di virus West Nile che ha interessato aree più estese delle stesse Regioni. Le attività di sorveglianza hanno permesso di individuare 18 casi umani confermati di cui 10 in Emilia-Romagna, 6 in Veneto, 2 in Lombardia.
Tra metà ottobre e metà novembre 2010 in Veneto soni stati registrati 3 casi di malattia da West Nile (Wnd) in Veneto.